Francia, pagare per il sesso non sarà un reato (Il Corriere della serra, 10 juillet 2014)

par Angela Geraci,

 

Il Senato cancella dalla controversa proposta di legge «contro il mercato del sesso» la penalizzazione dei clienti delle prostitute. Ma il percorso del testo è ancora lungo

 

Millecinquecento euro di multa per i clienti delle prostitute e il doppio in caso di recidiva: è questo il punto che è stato cancellato dalla proposta di legge contro il «sistema del mercato del sesso», in discussione in Francia e approvato dall’Assemblée nationale a fine novembre del 2013. Dunque i francesi che scelgono il sesso a pagamento non commetteranno nessun reato e non andranno incontro ad alcuna sanzione. I senatori della commissione speciale costituita per valutare il testo hanno infatti deciso la soppressione del passaggio con 16 voti a favore, 12 contro e 2 astensioni. Lo ha annunciato soddisfatta su Twitter la senatrice ecologista Esther Benbassa aggiungendo che adesso «moralisti e proibizionisti hanno perso la battaglia». La discussione in commissione, ha precisato, «è durata più di dodici ore».

 

Il modello svedese

Il percorso del controverso disegno di legge è però ancora lungo: dovrà ripassare ancora una volta dal Senato – e non si sa ancora quando, certamente dopo l’estate – per poi tornare all’Assembée nationale. Il testo si ispira al modello svedese dove dal 1999 vengono sanzionati i clienti delle prostitute. Ma in Francia, dove la prostituzione non è reato, la proposta è stata critica fin da subito per i suoi «effetti collaterali». «Più si ostacola il lavoro sessuale e più noi prostitute siamo in pericolo – ripete dall’anno scorso Morgane Merteuil, portavoce dello Strass, il sindacato delle prostitute -. Questa legge farà aumentare le violenze, lo sfruttamento, le malattie, il precariato».

L’appello degli intellettuali «maiali»

Fra i detrattori del disegno di legge che ha diviso la Francia ci sono anche molti intellettuali. «Vogliamo essere liberi di andare con le prostitute», è stato l’appello dello scrittore francese Frederic Beigbeder che insieme ad altri colleghi ha lanciato una petizione contro la legge alla fine dell’anno scorso. Il gruppo di intellettuali si è firmato così: i 343 «salauds» (in italiano «maiali» o «mascalzoni»), ricordando il famoso manifesto delle 343 «salopes» («sgualdrine») pubblicato dal Nouvel Observateur nel 1971 da un gruppo di donne per la legalizzazione dell’aborto. «Contro il sessualmente corretto, vogliamo vivere da adulti», hanno scritto gli intellettuali francesi. Puntualizzando di non avere nulla in comune con i «frustrati, perversi e psicopatici descritti dai militanti di una repressione mascherata in lotta femminista». «Oggi la prostituzione – si domandano – domani la pornografia, che cosa si vieterà ancora?». E questo è proprio il punto cruciale: rifiutare che il governo faccia «norme sui nostri desideri e i nostri piaceri». Ma c’è anche chi la pensa in modo opposto.

Il fronte femminista: «Libertà messa al servizio della schiavitù»

Contro la legge proposta dalla deputata socialista Maud Olivier alla fine di novembre scesero in piazza centinaia di prostitute. In quei giorni, sulle pagine di Le Monde la femminista Anne Zelensky (che negli anni Settanta aveva firmato il manifesto delle «salopes»), aveva reagito all’appello degli intellettuali denunciando «un gioco perverso, in cui la libertà è messa al servizio di una schiavitù di fatto. Siamo seri – aveva spiegato chiaramente – non c’è alcun piacere a dover aprire le gambe su richiesta e diverse volte al giorno».